Sardegna, il testo è stato approvato ed ora cambia tutto per l’isola: ecco le modifiche
Dopo mesi di discussioni, polemiche e compromessi, la legge che disciplina le aree idonee per gli impianti da energia rinnovabile in Sardegna è finalmente realtà. La Giunta regionale, guidata da Alessandra Todde, ha approvato il testo che darà il via alla strategia energetica dell’isola, un passo decisivo per integrare maggiormente le energie rinnovabili nel tessuto economico e territoriale della regione.
La legge, che ora attende solo la pubblicazione sul Buras per entrare in vigore, ha subito diverse modifiche durante l’esame in aula e in commissione, includendo spunti anche dalla minoranza dopo lunghe trattative. Tra le principali modifiche, l’introduzione del riferimento allo Statuto autonomo della Sardegna, che riconosce la competenza primaria delle autorità locali in materia di urbanistica, un elemento assente nel testo originario.
La Sardegna verso la transizione energetica: cosa cambia davvero
Se la legge segna una tappa importante, cosa significa concretamente per la Sardegna? La risposta, a dire il vero, non è completamente priva di sorprese. Come anticipato nelle scorse settimane, 98% della Sardegna sarà escluso dalla possibilità di ospitare impianti per la produzione di energia rinnovabile.
In pratica, solo poche aree, già compromesse da attività industriali o estrattive, potranno essere destinate a questi impianti. Si tratta, principalmente, di aree industriali dismesse, zone di risulta o discariche di rifiuti. Inoltre, un’altra opportunità riguarda la copertura di edifici, sia pubblici che privati, dove si potranno installare impianti fotovoltaici.
Questa decisione ha suscitato molte discussioni, ma anche il riconoscimento che la Sardegna non può rinunciare alla transizione energetica, che passa inevitabilmente per l’installazione di impianti che riducano l’impatto ambientale e aiutino l’isola a diventare più indipendente energeticamente. È un equilibrio tra la necessità di modernizzare il settore energetico e la tutela di un paesaggio che, per i sardi, ha un valore immenso.
Un maxi fondo e incentivi per l’autoconsumo e le comunità energetiche
Il cuore della nuova legge è anche il fondo per gli incentivi, che mette a disposizione 678 milioni di euro fino al 2030 per finanziare l’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo energetico. Il fondo, alimentato da risorse regionali, nazionali ed europee, sarà utilizzato per sostenere sia sovvenzioni a fondo perduto che strumenti finanziari a favore degli impianti destinati all’autoconsumo. Un incentivo che non solo stimola la crescita delle energie rinnovabili, ma contribuisce anche a migliorare la sostenibilità energetica delle famiglie e delle imprese sarde.
A partire dal 2025, quindi, si avrà la possibilità di accedere a risorse importanti per migliorare l’efficienza energetica, a patto che si rientri nelle categorie previste dalla legge. La Sardegna punta a incentivare la creazione di comunità energetiche, ossia gruppi di cittadini o aziende che si uniscono per produrre e condividere energia pulita, riducendo i costi e aumentando la sicurezza energetica.
Deroghe ai Comuni e abrogazione della moratoria
Un altro punto delicato riguarda la possibilità per i Comuni sardi di realizzare impianti in aree che, secondo la legge, sarebbero state considerate non idonee. I Comuni possono chiedere una deroga, ma devono rispettare determinati vincoli legati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico-culturale del territorio. Questo tipo di approccio, che prevede il coinvolgimento delle comunità locali attraverso il dibattito pubblico, è una risposta alle preoccupazioni sollevate da chi teme che la realizzazione di impianti possa danneggiare il patrimonio naturale e rurale.
Con l’approvazione della legge, inoltre, viene definitivamente abrogata la moratoria di 18 mesi sulla realizzazione di impianti, che aveva rallentato il processo di sviluppo delle energie rinnovabili in Sardegna. Tuttavia, alcuni aspetti della moratoria sono stati recuperati nel testo, ad esempio le installazioni in aree agricole, che potranno essere realizzate solo da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali.
La legge sulle aree idonee rappresenta senza dubbio una svolta, ma solleva anche interrogativi su come l’isola affronterà le sfide della transizione energetica. La Sardegna si troverà ad affrontare il difficile compito di coniugare lo sviluppo delle energie rinnovabili con la salvaguardia di un territorio unico al mondo. Se da un lato gli incentivi possono stimolare l’adozione di tecnologie pulite, dall’altro non mancano le preoccupazioni legate all’impatto ambientale e alla gestione del paesaggio. Qual è il giusto equilibrio? La strada è tracciata, ma il cammino sarà lungo.